75 anni fa la prima Ferrari

Al volante il “Drake” di Maranello.

Il 12 Marzo 1947 mise le ruote per terra un’auto ancora priva di carrozzeria: la prima Ferrari. La guidò uscendo dal cancello di un’azienda il fondatore di quello che sarebbe stato uno dei marchi più celebri nel mondo dell’automobile: Enzo Ferrari in persona. La 125 S – questo il suo nome – era il primo modello a potersi fregiare del marchio Ferrari. Una “barchetta” sportiva di tipo stradale e a ruote coperte, con un motore a 12 cilindri di soli 1497,77 cc.

Ma quella in realtà non fu la prima auto fatta realizzare da Ferrari, che aveva lasciato l’Alfa Romeo (le auto della Casa del Portello correvano per i colori della Scuderia Ferrari) nel 1939. Nel contratto che l’allora presidente dell’Alfa Ugo Gobbato (padre di quel Pier Ugo Gobbato che rivestirà molti anni dopo un ruolo chiave nella vicenda della fornitura di motori Ferrari per la realizzazione della Lancia Stratos) aveva sottoposto ad Enzo Ferrari per far correre le Alfa con la scuderia del Cavallino Rampante figurava infatti una clausola-capestro, denominata “divieto di concorrenza”. In base ad essa, in pratica, se le strade di Alfa e Ferrari un giorno si fossero dovute separare, per quattro anni l’uomo di Maranello non avrebbe potuto produrre né far correre auto che portassero il suo nome.

Per questo la prima auto fatta produrre da Ferrari nel 1940 si potè chiamare solo Auto Avio Costruzioni 815: era una spider progettata da Alberto Massimino in collaborazione con Vittorio Bellentani e realizzata in due soli esemplari: una a coda corta e una a coda lunga. Fu così che soltanto nel 1947 vide la luce la prima “vera” Ferrari, la 125 S, che fu anche l’ultima a scendere in pista con il vecchio colore “rosso corsa Alfa Romeo”, più scuro rispetto al classico “rosso Ferrari” che sarebbe apparso qualche tempo dopo. Dopo un infelice esordio al circuito di Piacenza l’11 Maggio 1947, il 25 Maggio il pilota Franco Cortese la portò alla vittoria nel Gran Premio di Roma, svoltosi sul circuito delle Terme di Caracalla. Il dado era tratto…